Il Radon è la seconda causa di tumore ai polmoni

16 Giugno 2025

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) classifica il Radon come sostanza cancerogena di primo grado, ovvero con accertata capacità di produrre lo sviluppo del cancro, e causa fino al 15% dei tumori ai polmoni, a livello mondiale.

Il Radon è classificato come sostanza ancerogena di primo grado
Il Radon è classificato come sostanza ancerogena di primo grado

Il Radon, infatti, dopo il fumo di sigaretta, è la seconda causa di tumore ai polmoni. A parità di esposizione al Radon, il rischio di tumore polmonare è più alto (circa 25 volte) per i fumatori rispetto ai non fumatori.

Riportiamo e vi invitiamo a consultare come risorsa rilevante il link alla pagina Radon: key facts, sul sito dell’Organizzazione mondiale della sanità. La pagina in inglese è in costante aggiornamento e fornisce informazioni divulgative sul Radon, la sua concentrazione e pericolosità per la salute delle persone negli ambienti domestici.

Il radon è una delle principali cause di cancro ai polmoni. Si stima che il radon causi tra il 3% e il 14% di tutti i tumori polmonari in un paese, a seconda del livello medio della sua concentrazione. Il rischio di cancro ai polmoni è maggiore per i fumatori a causa degli effetti sinergici del radon e del fumo di sigaretta.

In Europa, l’esposizione al Radon negli ambienti domestici causa 20.000 morti all’anno per tumore polmonare, inteso come cancro del polmone nelle sue varie tipologie (adenocarcinoma, carcinoma squamoso, carcinoma lepidico): nel tempo poi, è anche stato osservato come alcune varianti genetiche di tumore del polmone, note come tumori a maggiore aggressività/peggiore prognosi ed a minore sensibilità a farmaci antitumorali, sono maggiormente associate ad esposizione del Radon.

Forniamo quattro link a risorse autorevoli sull’argomento:

  1. La rivista Epidemiology: Residential Radon and Risk of Lung Cancer – A Combined Analysis of 7 North American Case-Control Studies. Riportiamo le conclusioni: These results provide direct evidence of an association between residential radon and lung cancer risk, a finding predicted using miner data and consistent with results from animal and in vitro studies.
  2. Il British Medical Journal: Radon in homes and risk of lung cancer: collaborative analysis of individual data from 13 European case-control studies. Lo studio, condotto in nove paesi europei compresa l’Italia, evidenzia i rischi che derivano dal Radon residenziale, in particolare per i fumatori, responsabile di circa il 2% di tutti i decessi per cancro in Europa.
  3. Il Wiley Online Library raccoglie numerose risorse sul rapporto tra esposizione al Radon e rischio di cancro ai polmoni
  4. L’International Agency for Research on Cancer: Pooled Uranium Miners Analysis (Puma): uno studio epidemiologico internazionale per comprendere meglio il rischio di tumori polmonari associati all’esposizione al Radon.

In Italia, il problema del Radon è più diffuso rispetto ad altri Paesi europei e, per questo, non dobbiamo sottovalutare le conseguenze di una prolungata esposizione al Radon negli ambienti chiusi: il Radon infatti è classificato come inquinante tipicamente indoor.

Il Radon si trova in natura a seguito del decadimento radioattivo dell’Uranio e del Torio, presenti diffusamente nella crosta terrestre. Essendo un gas radioattivo si disperde rapidamente in atmosfera mentre si concentra negli ambienti chiusi.

Il Radon, risalendo dal terreno all’interno delle abitazioni, agisce silenziosamente contro di noi: se presente in concentrazioni elevate negli ambienti chiusi danneggia la nostra salute. All’esterno il Radon si disperde nell’aria e non causa alcun danno alla nostra salute. In presenza di concentrazioni elevate in ambiente indoor è come se fossimo costantemente esposti a tale inquinante ambientale cancerogeno perché lo respiriamo insieme all’aria.

Sintomi dell’esposizione prolungata al Radon

Proprio perché inquinante ambientale si potrebbe pensare che come altri gas volatili il Radon possa dare quadri d’intossicazione: in realtà l’effetto nocivo del Radon non si manifesta con malattie o sintomi acuti ma purtroppo il suo effetto diviene evidente quando e se viene diagnosticato un tumore del polmone: è per questo importante non attendere la comparsa di sintomi ma intervenire il prima possibile nell’abbattere le concentrazioni indoor di Radon, e così ridurre il rischio di sviluppo futuro di cancro.

Infatti il Radon è un gas invisibile  inodore e insapore. I nostri sensi non lo percepiscono, non ha una colorazione ed è privo di qualsiasi caratteristica per il nostro olfatto: non “odora”, non lascia tracce, si mimetizza perfettamente con l’aria che respiriamo nei luoghi dove passiamo la maggior parte del nostro tempo: la nostra casa.

Concentrazione Radon: limiti legislativi

Il Decreto Legislativo 31 Luglio 2020 n. 101 e s.m.i., in attuazione della Direttiva 2013/59/Euratom, stabilisce il limite di concentrazione media annua di Radon nelle abitazioni esistenti e nei luoghi di lavoro a 300 Bq/m3; per le abitazioni costruite dopo il 31 dicembre 2024, il limite è di 200 Bq/m3.

Come faccio a sapere se sono esposto al problema del Radon?

La risposta è: “Dipende”. Poiché il Radon è presente naturalmente nel terreno, è un potenziale pericolo per tutti, se e solo se, risalendo dal terreno si raccoglie in concentrazioni elevate negli ambienti chiusi.

Radon: concentrazioni elevate + ambienti chiusi = pericolo

Dobbiamo quindi considerare alcuni fattori che ci aiutano a guardare con più attenzione il problema:

  1. se abitiamo o lavoriamo in un’area del territorio italiano particolarmente esposta alla risalita del Radon dal terreno: vedi i nostri articoli sulla definizione delle aree prioritarie da parte delle Regioni;
  2. se la nostra abitazione è costruita con materiali come il tufo, il granito o il porfido, che per la loro porosità favoriscono la penetrazione del Radon all’interno della nostra abitazione;
  3. se i piani interrato e seminterrato della nostra abitazione hanno caratteristiche tali da favorire la risalita e la concentrazione del Radon (ma non solo i piani interrato e seminterrato).
Esempio della risalita del Gas Radon dal terreno alle stanze di un'abitazione con un locale interrato - Copy Bigstock 449903695
Esempio di risalita del Gas Radon dal terreno all’interno delle stanze di un’abitazione con un locale interrato. La diffusione del Radon è favorita dalla presenza di fessure e intercapedini, tubazioni e aperture, materiali di costruzione… Il piano interrato e il piano terra sono più esposti al rischio Radon, ma possono esserlo anche i piani superiori. Solo una misurazione della concentrazione del Radon in tutti i locali dell’abitazione può determinare se la concentrazione del Radon sia pericolosa per la salute delle persone.

Proteggersi dal Radon: i nostri consigli

Se non ci accorgiamo del Radon in casa, come possiamo sapere se c’è? Possiamo identificare la reale pericolosità del Radon per la nostra salute solo in due modi, strettamente correlati:

  1. misurare la concentrazione di Radon nelle stanze dove viviamo o lavoriamo; possiamo farlo in proprio con strumenti fai da te, per ottenere un dato preliminare, ma è altamente consigliato rivolgersi a un professionista qualificato (art.15 del D.lgs 101/2020) che userà una strumentazione attiva, più accurata, e saprà interpretare correttamente i dati in relazione alla configurazione dell’edificio;
  2. se la concentrazione supera la metà del limite di riferimento stabilito dalle attuali normative (150 Bq/m3 per abitazioni e luoghi di lavoro)  dobbiamo alzare la nostra soglia di attenzione sulla problematica: infatti avendo il Radon un andamento notte/giorno, con picchi notturni alti, potremmo essere esposti a radiazioni in concentrazioni superiori ai limiti durante la permanenza nel luogo in cui viviamo per periodi annuali o durante diverse ore del giorno, e la media totale potrebbe risultare sotto il limite soglia.

Qualora la concentrazione sia superiore alla metà del limite di riferimento si consiglia di far effettuare ad un professionista una valutazione del rischio che prevede un monitoraggio della concentrazione che ha come risultato un grafico con evidenziati i picchi di concentrazione notturna e diurna.

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